martedì 24 luglio 2012

vita monastica ed eremitica - 6





Papa Paolo VI  indirizzava ai religiosi l’esortazione Apostolica Evangelica Testifìcatio.
(29 giugno 71) 

Padre Romano Bottegal, sempre uniformatosi a quei principi, certamente la accolse quasi dono provvidenziale nel suo venticinquesimo anniversario di ordinazione sacerdotale e inizio della vita monastica.

Solo alcuni passi di quella esortazione:
«La testimonianza evangelica.., manifesta chiaramente, agli occhi degli uomini, il primato dell’amore di Dio con una forza tale, di cui bisogna rendere grazie allo Spirito Santo...
Testimonianza privilegiata di una ricerca costante di Dio, di un amore unico e indiviso per Cristo, di una dedizione assoluta alla crescita del suo Regno. Senza questo segno concreto, la carità che anima l’intera Chiesa rischierebbe di raffreddarsi, il paradosso salvifico del Vangelo di smussarsi, il “sale” della fede di diluirsi in un mondo in fase di secolarizzazione. Fin dai primi secoli, accanto all’eroica confessione dei martiri, la meravigliosa fermezza dei discepoli e delle vergini, degli eremiti e degli anacoreti... Chi non oserebbe sostenere che un tale appello non avrebbe più, al giorno d’oggi, lo stesso valore e vigore, che la Chiesa potrebbe fare a meno di questi testimoni eccezionali della trascendenza dell’amore di Cristo, o che il mondo potrebbe senza suo danno lasciar spegnere queste luci, le quali annunciano il regno di Dio con una libertà che non conosce ostacoli...?
Nella “ricerca della carità perfetta” che guida la vostra esistenza, quale altro atteggiamento vi sarebbe per voi, se non quello di una disponibilità totale allo Spirito Santo che, agendo nella Chiesa, vi chiama alla libertà dei figli di Dio? Con una libera risposta all’appello dello Spirito Santo, voi avete deciso di seguire Cristo, consacrandovi totalmente a Lui...
Un’attrattiva irresistibile vi trascina verso il Signore. Afferrati da Dio, voi vi abbandonate alla sua azione sovrana, che verso di Lui vi solleva e in Lui vi trasforma, mentre vi prepara a quella contemplazione eterna che costituisce la vostra comune vocazione. Come potete avanzare lungo questa strada ed essere fedeli alla grazia che vi anima, se non rispondete con tutto il vostro essere, per un dinamismo il cui impulso è l’amore, a questo appello che vi orienta, in maniera permanente, verso Dio?
Considerate dunque ogni altra attività immediata, alla quale dovete attendere... come una testimonianza resa al Signore dell’intima vostra comunione con Lui, perché vi conceda quella purezza d’intenzione unificata, tanto necessaria per incontrarlo nel momento stesso del l’orazione. Così voi contribuite all’estensione del Regno di Dio, con la testimonianza della vostra vita e con “una misteriosa fecondità apostolica” .. .Com’è dunque necessario che tutta la vostra esistenza vi faccia partecipare alla sua passione, alla sua morte e alla sua gloria!
Voi potrete ridestare i cuori alla Verità e all’Amore divino, secondo il carisma dei vostri fondatori, suscitati da Dio nella sua Chiesa. Non altrimenti il Concilio giustamente insiste sull’obbligo di essere fedeli allo spirito dei loro Fondatori, alle loro intenzioni evangeliche, all’esempio della loro santità, ...I1 carisma è il frutto dello Spirito Santo, che sempre agisce nella Chiesa...
Non dimentichiamolo: ogni istituzione umana è insidiata dalla sclerosi e minacciata dal formalismo. La regolarità esteriore non basterebbe, di per sé stessa, a garantire il valore di una vita e l’intima sua coerenza. Più incalzante che mai, voi sentite levarsi “il grido dei poveri” dalla loro indigenza personale e dalla loro miseria collettiva. Non è forse per rispondere al loro appello di creature privilegiate di Dio che è venuto il Cristo giungendo addirittura al punto di identificarsi con loro? In un mondo pieno di sviluppo, questo permanere di masse e di individui miserabili è un appello insistente ad “una con-versione delle mentalità degli atteggiamenti”, particolarmente per voi, che seguite “più da vicino il Cristo nella sua condizione terrena di annientamento”. Questo appello risuona nei vostri cuori in una maniera tanto drammatica... Quali discepoli di Cristo, come potrete seguire una via diversa dalla sua? Essa.., è un appello alla conversione dei cuori, alla liberazione da ogni impaccio temporale, all’amore.
Bisogna che mostriate nella vostra vita quotidiana le prove, anche esterne, dell’autentica povertà... Un aspetto essenziale della vostra povertà sarà dunque quello di attestare il senso umano del lavoro, svolto in libertà di spirito e restituito alla sua natura di mezzo di sostentamento e di servizio. Non ha messo il Concilio, molto a proposito, l’accento sulla vostra necessaria sottomissione alla “legge comune del lavoro”? Guadagnare la vostra vita e quella dei vostri fratelli o delle vostre sorelle, aiutare i poveri con il vostro lavoro: ecco i doveri che incombono su di voi... Il suo valore di testimonianza le deriverà da una generosa risposta all’esigenza evangelica, nella fedeltà totale alla vostra vocazione, e non soltanto da una preoccupazione di apparire poveri...
Dovete dunque sperimentare qualcosa del peso che attirava il Signore verso la sua Croce, questo “battesimo con cui doveva essere battezzato”, ove si sarebbe acceso quel fuoco che infiamma anche voi; qualcosa di quella follia che S. Paolo desidera per tutti voi, per ché solo essa ci rende sapienti. La Croce sia per voi, come è stata per il Cristo, la prova dell’amore più grande. Non esiste forse un rapporto misterioso tra la rinuncia e la gioia, tra il sacrificio e la dilatazione del cuore, tra la disciplina e la libertà spirituale?...
(Occorre) “tendere alla santità per una via più stretta”. In mezzo a queste pene, grandi o piccole, il vostro fervore interiore vi fa scoprire la Croce di Cristo e vi aiuta ad accoglierle con fede e amore. A questa condizione voi darete la testimonianza che il Popolo di Dio attende. Capaci di accettare l’incognita della povertà, di essere attratti dalla semplicità e dall’umiltà, amanti della pace, immuni da compromessi, decisi all’abnegazione totale, liberi e insieme obbedienti, spontanei e tenaci, dolci e forti nella certezza della fede: questa grazia vi sarà data da Gesù Cristo in proporzione del dono completo di voi stessi, senza più riprenderlo...
Non è forse una delle miserie del nostro tempo lo squilibrio “tra le condizioni collettive dell’esistenza e le esigenze del pensiero personale e della stessa contemplazione”? Molti uomini hanno smarrito il senso della loro vita e sono ansiosamente alla ricerca della dimensione contemplativa del loro essere, senza pensare che Cristo, per mezzo della sua Chiesa, potrebbe dare risposta alla loro attesa! Fatti di questo genere devono portarvi a riflettere seriamente su ciò che gli uomini hanno diritto di aspettarsi da voi.
L’uomo interiore avverte i tempi di silenzio come un ‘esigenza dell’amore divino e una certa solitudine è a lui normalmente necessaria per sentire Dio che gli ‘parla nel cuore”... la ricerca dell’intimità con Dio comporta il bisogno, veramente vitale, di un silenzio di tutto l’essere, sia per coloro che devono trovare Dio anche in mezzo al frastuono, sia per i contemplativi. La fede, la speranza, un amore di Dio disponibile ai doni dello Spirito, come pure un amore fraterno aperto al mistero degli altri, implicano, come loro esigenza, un bisogno di silenzio... Voi siete stati offerti a Dio dalla Chiesa, in intima unione al sacrificio Eucaristico. Giorno dopo giorno, questa offerta di voi stessi deve divenire una realtà concretamente e continuamente rinnovata. La comunione al Corpo e al Sangue di Cristo è la sorgente primaria di tale rinnovamento: la vostra volontà di amare veramente e fino al dono della vita ne sia incessantemente rinvigorita... L’Eucarestia, grazie alla quale non cessiamo di annunziare la morte e la risurrezione del Signore e di prepararci al suo ritorno nella gloria, riporta costantemente alla vostra memoria le sofferenze fisiche e morali, da cui Cristo fu oppresso e che pure aveva liberamente accettate fino all’agonia e alla morte sulla Croce. Le prove, cui andate incontro, siano per voi l’occasione per portare insieme al Signore e offrire al Padre le tante disgrazie e sofferenze ingiuste, che colpiscono i nostri fratelli e alle quali solo il sacrificio di Cristo può dare, nella fede, un significato. In tal modo, anche il mondo è presente al centro della vostra vita di preghiera e di offerta, come il Concilio ha vigorosamente spiegato.
Attraverso le tensioni spirituali, inevitabili in ogni vita che sia veramente religiosa, voi testimoniate, “in forma luminosa e singolare, che il mondo non può essere trasfigurato e offerto a Dio se non nello spirito delle Beatitudini”. Questo mondo, oggi più che mai, ha bisogno di vedere in voi coloro che hanno creduto alla Parola del Signore, alla sua Risurrezione e alla vita eterna, fino al punto di impegnare la vostra vita terrena per testimoniare la realtà di questo amore, che si offre a tutti gli uomini.
Noi vi supplichiamo: conservate la semplicità dei “più piccoli” del Vangelo”. Sappiate ritrovarla nell’interiore e più cordiale rapporto con Cristo, o nel contatto diretto con i vostri fratelli. Conoscerete allora“il trasalir di gioia per l’azione dello Spirito Santo”, che è di coloro che sono introdotti nei segreti del Regno. Non cercate di entrare nei numero di quei “saggi e abili” che tutto cospira a moltiplicare, ai quali tali segreti sono nascosti. Siate veramente poveri, miti, affamati di santità, misericordiosi, puri di cuore, quelli, grazie ai quali il mondo conoscerà la pace di Dio. La gioia di appartenerGli per sempre è un incomparabile frutto dello Spirito Santo, che voi avete assaporato. La Madre amatissima del Signore, vi ottenga quella gioia inalterabile che Gesù solo può dare».



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