martedì 31 luglio 2012

Montelovesco - visite e collaborazioni - 2




Il gruppo padre Romano 

fin dal 2009, di solito in primavera ed in autunno, si reca presso l'eremo di Montelovesco per
  • ritemprarsi spiritualmente
  • maturare nel cammino della fede
  • comunicare e condividere in armonia, tra noi e con le monache
  • piccoli interventi di manutenzione ordinaria secondo la stagione e le necessità

Queste finora le nostre trasferte a Montelovesco:

  1. da  25 a  27 settembre 2009
  2. da  4  a  8  dicembre 2009
  3. da  14  a  18  aprile 2010
  4. da  29 settembre  a  3  ottobre 2010
  5. da  8  a  13  aprile 2011
  6. da  26  a  30  ottobre 2011
  7. da  7  marzo  a  11  marzo 2012
  8. da 10  a 14 ottobre 2012
  9. da 12 a 16 giugno 2013
  10. da 22 a 27 ottobre 2013 
  11. da 28 maggio a 2 giugno 2014  ( 1° gruppo )
  12. da 11 a 15 giugno 2014     ( 2° gruppo )

In ogni viaggio il Gruppo ha sempre fatto una visita
  • alla Basilica della Porziuncola 
  •  alla Tomba di S. Francesco.

Oltre ad Assisi, secondo le circostanze, abbiamo  compreso anche altre mete: Loppiano,Collevalenza, Cortona, Il lago Trasimeno, Bettona, ...


 Tra le varie attività svolte:



ricognizione situazione tetti e stato dei coppi



 sostituzione coppi danneggiati



 sistemazione e pulizia cortile sotto la supervisione del fido Teo



 taglio delle siepi



 sistemazione area adiacente la torre - lato Sud-Ovest




 altro tipo di manutenzione:
ritemprarsi nel corpo e nello spirito.





Ecco alcuni dei componenti del gruppo padre Romano 
durante la discesa all'eremo di S.Cecilia





















Montelovesco: visite e collaborazioni - 1




A Montelovesco

- frazione di Gubbio  - ( Perugia )

si trova 

l'eremo di padre Romano Bottegal
Santa Maria nel Silenzio


 Cenni storici:

Il castello di Montelovesco ( castrum montis Episcopi ), che risale al XII° secolo, in pieno medioevo, con altri 17 castelli, si trova menzionato per primo in un diploma ( documento pubblico di natura giuridica ) emanato dalla Cancelleria Imperiale di Federico I° Barbarossa nel 1163, indirizzato al Comune di Gubbio.
Si sa che l'imperatore, dopo le preghiere di Sant' Ubaldo, stabilì che il castello e la chiesa fossero immediatamente soggetti al Vescovo, e che da allora fu chiamato castrum montis episcopi ( cf. Arch. Dioc. )
Per un lungo periodo, Montelovesco ebbe la funzione di insediamento, di avanposto fortificato, di roccaforte, di baluardo.
Nei primi del trecento - in un apposito palatium - fu residenza del vescovo Francasco ( di Gubbio )

Da luogo di battaglie nel passato, il borgo è diventato un luogo dello spirito, di " Pace e amore " residenza di una Comunità monastica Cistercense dove si invoca per ognuno la benedizione dell'eremita missionario padre Romano Bottegal e l'unità " perche Dio sia tutto in tutti " ( 1 Cor. 15,28 )
Gli Ospiti sono accolti come Cristo.
All'eremo dove si viene per ritemprarsi spiritualmente, , per aprirsi a Dio e per comunicare fra noi attraverso Dio, è benvenuto chiunque desideri maturare in un'esperienza viva della bellezza del creato e nella percezione della presenza del Signore.
Il silenzio e il raccoglimento creano l'ambiente adatto per la preghiera e la riflessione.


Come si raggiunge l'eremo

Da Nord:
Autostrada del sole A1 - uscita Valdichiana - raccordo autostradale Perugia -  Bettole - Uscita Passignano sul Trasimeno - direzione di Castel Rigone Preggio - seguire l'indicazione per Umbertide e Gubbio.
Autostrada Adriatica A14: uscita di Cesena Nord - prendere la superstrada E 45 - direzione Perugia-Roma - Uscita di Umbertide - direzione Gubbio.
Da Sud
Autostrada del Sole A1: uscita di Orte - proseguire per Perugia-Cesena - Uscita Umbertide-Gubbio.

 Per maggiori informazioni:

Tel. 0759258061
cell: 3494388900

E-mail: mariaceciliaz@inwind.it

sito: http://www.santamarianelsilenzio.org



Alcune istantanee del luogo


 panoramica  dal lato Sud-Ovest

 particolare degli edifici dell'eremo


 panoramica dal lato Sud-Est


interno della chiesa


Il cippo che accoglie l'ospite all'ingresso


La chiesa attigua alla casa per ospiti
 

La foresteria-casa per gli ospiti





Attività passate del Gruppo padre Romano - 2



I pellegrinaggi a piedi

DA LAMON AD AQUILEIA – JABBOULEH    
9 - 15 APRILE 2012


PERCHE' UN PELLEGRINAGGIO A PIEDI

L'idea di questo pellegrinaggio era balenata nel maggio scorso, in occasione della visita del Papa  quando, con i trecentomila del parco san Giuliano di Venezia, eravamo stati invitati a metterci “in ascolto di ciò che lo spirito dice alle Chiese del Nord Est”. 
L'idea poi a preso piede ed entusiasmo durante l'annuale pellegrinaggio a piedi al santuario della Madonna di Pinè pensando che,  interrogarci sul come siamo diventati credenti, come lo siamo ora e “in quali punti ci sia bisogno di purificazione”, richieda la scelta spirituale di questi 170 km di cammino.
Poi abbiamo registrato l'invito espresso unitamente dal patriarca di Antiochia e dall'arcivescovo di Udine a costruire ponti di dialogo tra Aquileia e l'Oriente nella consapevolezza che da quella terra sono partiti i nostri evangelizzatori e ora  hanno bisogno di aiuto. 
Ma già il Patriarca di Venezia aveva detto che guardare di nuovo all'Oriente e al Mediterraneo è una scelta vitale per lo stesso nordest. 
Lo si registrava in quanto, per altre vie, giungeva a Lamon, l'appello dell'arcivescovo di Beirut a una collaborazione più viva per portare avanti il patrimonio di spiritualità lasciatoci da padre Romano Bottegal (la cui causa di beatificazione lui stesso aveva promosso quando era vescovo di Balbek). 
Intanto questo patrimonio ce lo portiamo dietro convinti che ad Aquileia debba trovare il suo spazio.
Come gruppo amici di p. Romano, a fine ottobre abbiamo vissuto il grande evento dell'incontro ad Assisi di tutte le grandi religioni, con  quell'invito al dialogo come
 “pellegrini di verità e di pace … al di la di ogni barriera di razza, di lingua, religione ". 
Un  messaggio vitale per tutto il cristianesimo e a cui p. Romano, come un precursore, aveva immolato la propria vita.

QUANDO E COME

Il pellegrinaggio allora avrà lo sguardo rivolto a Jabbouleh (Libano), “come oceano vasto in cui avventurarsi, contando sull'aiuto di Cristo” e pronti a brancare ogni idea o risorsa che possa entrare in questa prospettiva. 
Si partirà il primo pomeriggio del giorno di Pasqua per arrivare ad Aquileia la sera del  venerdì e quindi partecipare alle celebrazioni conclusive del convegno delle Chiese del nordest del 14 e 15 aprile 2012. 
Si sosterà su mete importanti come il santuario di san Vittore e Corona , l'abbazia di Follina, Vittorio Veneto... e si muoverà su alcuni percorsi già frequentati dagli evangelizzatori dell'epoca romana.
Il pellegrinaggio non è per gente speciale, vuole essere una carovana di “pellegrini della verità e della pace”. 
Padre Romano direbbe “unico dovere: la pace e andare al largo.”
Dal pellegrinaggio a piedi a Roma nel grande giubileo del 2.000 erediteremo la Croce, la dimensione eucaristico centrica che da sola si era imposta e, speriamo, lo sguardo dall'alto di cui avevamo goduto.
Il giorno 28 di dicembre  in occasione del 90° della nascita di p. Romano, a San Donato di Lamon, si terrà una giornata di preparazione al pellegrinaggio.
   


Pellegrini ad Aquileia 
con il cuore sulle terre di padre Romano.
 
    La meta del nostro pellegrinaggio l'avevamo scritta a caratteri cubitali sulla nostra maglietta: “JABBULEH”. 

Come amici di p. Romano  non potevamo non essere attratti dall'enorme pellegrinaggio compiuto nella sua vita che lo aveva portato nei luoghi più critici della convivenza umana.  Jabbouleh è la terra a nord della valle della Bekaa, in Libano, dove si trova l'eremo di p. Romano, tra i villaggi degli arabi. 
Viveva lì al tempo della guerra civile, quando tra cristiani e mussulmani gli atti di ferocia erano all'ordine del giorno.  
In quella terra p. Romano fu un testimone di pace, un grido di pace.
Ma p. Romano, pervaso dall'inquietudine di Dio per la famiglia umana, è profetico in tutto il percorso compiuto in Medio Oriente. 
Totalmente abbandonato, come foglia secca, nelle mani della Provvidenza e della Misericordia divina è stato portato da Dio a tracciare una storia su luoghi che oggi hanno rilevanza cruciale per tutta l'umanità. 
 A Tantur, borgo di Gerusalemme, designato da papa Paolo VI unitamente al grande patriarca di Costantinopoli Atenagora, proprio nel loro incontro nella capitale della cristianità, come luogo in cui doveva nascere un centro di ecumenismo, p. Romano si era tuffato come seme che muore per dare frutto: uomo, sacerdote, monaco ed eremita si era ridotto volontariamente alla povertà e alla solitudine più estrema. 
Da li scriverà alcune tra le più belle lettere, piene di fuoco e di amore. 
Leggendo la storia di questo luogo si capisce che p. Romano aveva creduto e si era posto come seme, come radice di una pianta che solo ora sta dando i suoi frutti.
Tutto questo è anche un invito a superare stereotipi, luoghi comuni e pregiudizi che rendono difficile anche il solo pensare ad una comunità multietnica e multiculturale, ad una comunità che accoglie e include. 
E' una provocazione, per interrogarsi e comprendere il senso e la strada del nostro essere e diventare gruppo amici di P. Romano. 
Consapevoli che singolarmente si può essere delle perfette nullità, destinati ad un grigio e insignificante futuro, mentre in gruppo, in una vera reciprocità e condivisione si può diventare un sistema di risorse che può giocare un ruolo significativo in ideali che vanno al di la del proprio cortile. 
Jabbouleh richiama alla responsabilità sui processi di pace.
Consapevoli della grande posta in gioco rappresentata dalla primavera araba, ci pareva di dover richiamare l'attenzione, del convegno delle Chiese del nordest,  su quella  grande richiesta di libertà di pensiero, di impresa, di religione, creatività e vita per tutti. 
La città di Homs in Siria, teatro di continui massacri su civili inermi che chiedono libertà, è lì a due passi, ma la grande struttura di Jabbouleh è dormiente quasi ad indicare l'assenza e il disinteresse dell'occidente. “Un occidente ripiegato ed indifferente ad una rivoluzione di giustizia, libertà e dignità che masse di ragazzi e ragazze hanno espresso con grande rischio personale nel mondo arabo, una primavera che può essere tradita da interessi altri.” (Patriarca latino di Gerusalemme Twal). 
Sull'esempio di p. Romano, Jabbouleh dovrebbe diventare un grido di pace per tutto il Medio Oriente. Un riflesso dello spirito degli incontri di Assisi, promossi da Giovanni Paolo II, proprio per evitare che questo spirito si fermi tragicamente dove è nato e muoiano le grandi promesse di pace che voleva offrire.  
Ma evidentemente se i luoghi con i loro significati vengono proiettati dentro alle enormi potenzialità economiche, culturali e spirituali del nordest, possono produrre delle eccezionali dinamiche positive. 
Tantur e Jabbouleh possono essere punti focali su cui indirizzare, per il bene di molti, i talenti di tanta gente. Questo anche in linea con lo spirito di tanti autorevoli discorsi con cui si era aperto, più di due anni fa, il convegno delle chiese del nordest. 
Diversamente si rischia di rimanere chiusi dentro il proprio piccolo orizzonte e marcire nei nostri piccoli problemi che rimangono senza luce e senza risposte. 
Certamente il nordest ha bisogno di intraprendere con coraggio dinamiche di ampio respiro ed il convegno delle sue Chiese deve essere in grado di indicarle e renderle praticabili.

CON LO SPIRITO DEL PELLEGRINO

Pellegrino è chi vuole morire ad una realtà che non lo coinvolge, non lo entusiasma, non lo fa né freddo né caldo; parte da un mondo che sembra senza risposte, senza futuro, posto sotto leggi meccaniche, dominato da insaziabili egoismi, da furberie istituzionalizzate. 
Parte da fame e sete di giustizia, di vita vera e cerca di cogliere ciò che vale per la vita .
E' consapevole che Dio ha donato ad ogni uomo spazi infiniti da percorrere di bellezza, gioia, verità, libertà, mentre l’uomo tende a chiudersi in logiche di schiavitù, conflitto ed emarginazione. 
I cristiani sono quelli “che credono nel corpo mistico di Cristo, con il Cristo risorto, e vedono così la realtà, e sono capaci di rispondere alle sfide del nostro tempo.”( Benedetto XVI). Jabbouleh è al di la della nostra portata, un'isola che non c'è, un oceano vasto in cui non è possibile una rotta di ordine razionale. 
Ma il pellegrino ha coscienza del proprio nulla e del compito sovrumano che lo attende 
( essere parte della famiglia umana), sa di poter affrontare l'oceano vasto perché può contare sull'aiuto di Dio. 
Sa che “senza Cristo nulla è possibile”, mentre con Cristo è possibile la gioia, l'amore, la luce, l'eternità, il rinnegare se stessi e accogliere gli altri.      
Riflettendo su questi temi avevamo maturato e presentato il nostro pellegrinaggio a chi ci avrebbe ospitato lungo il cammino.
    …. La nostra meta è Aquileia, ma il nostro orizzonte è vasto: San Donato di Lamon; Montelovesco (Umbria); Tantur (Gerusalemme); Jabbouleh (Libano). 

Ecumenismo, dialogo tra le religioni come pellegrini di verità e di pace nello spirito degli incontri di Assisi, fraternità universale, sulle tracce di una “foglia secca” spinta dall'aura della Provvidenza. 
Siamo pellegrini, cioè piccola cosa, un nulla in un oceano vasto riempito di Dio. 
Anche un bicchiere di acqua è un incoraggiamento ad andare avanti. 
Ringraziamo fin dora per la vostra sincera ospitalità.
Il moto del pellegrinaggio è: “unico dovere la pace e andare al largo”, è una espressione centrale del pensiero di un santo di casa nostra: padre Romano Bottegal, morto eremita a Jabbouleh. 
La pace del cuore che solo Dio può dare e andare al largo, al largo, sempre più al largo, nella fede che Lui è in mezzo a noi, accanto e dentro ciascuno di noi, e che senza di Lui non possiamo fare nulla. 
Oltre la Santa Messa, ogni sera dedicheremo un'ora alla riflessione in libertà, dalle venti alle ventuno circa; centrali saranno i due brani del Vangelo della pesca miracolosa e dei discepoli di Emaus, ma anche alcuni discorsi del Papa, quello di Venezia del maggio scorso per primo e la parte “Conclusioni” della “Caritas in Veritate”. 
Secondo questo spirito saremo lieti di allargare la partecipazione a qualche vostro parrocchiano eventualmente interessato.

COSA CI E' RIMASTO DAL  PELLEGRINAGGIO AD AQUILEIA

  • la convinzione che Dio c'è, permea la realtà, ci unisce e la vita divina è possibile, si può e si deve lavorare per il Regno di Dio, Regno di verità e di grazia, di giustizia di amore e di pace, Regno in cui Dio mette tutto il suo impegno per far navigare senza ostacoli e per concedere molta gioia al cammino;
  • la volontà di vivere nello spirito del pellegrinaggio per allargare gli spazi interiori, con la croce diventa via maestra di testimonianza di Cristo salvatore del mondo;
  • la consapevolezza che p. Romano B. è testimone, traccia, indicazione, proposta di Dio all'uomo del nostro tempo;
  • l'apprezzamento del Vescovo della nostra diocesi e quello “plateale” di monsignor Brollo già vescovo di Belluno e di Udine, incontrato nella basilica di Aquileia;
  • l'antico, gloria di Aquileia;
  • la maglietta a spazi infiniti entro i quali ciascuno può scavare la propria storia e vita spirituale e quindi sempre attuale;
  • la convinzione che ci siamo voluti bene e ciascuno ha arricchito la vita degli altri.

  GUARDANDO AL FUTURO


  1. Sentiamo la necessità di impegnarci superando logiche puramente razionaliste, sapendo infatti che il vero artefice di tutto è  Dio si deve affrontare ogni cosa secondo lo spirito della fede, speranza e carità.
  2.  Senza la fraternità in Cristo non possiamo fare nulla perché non possiamo sviluppare le vere potenzialità che stanno nel cosmo interiore, indispensabili per dare forza e autenticità alla vita. 
  3.  Senza l'abbandono alla Provvidenza e alla Misericordia divina non possiamo guardare all'enormità dei problemi che affliggono l'uomo, la comunità e il mondo intero, non possiamo impegnarci efficacemente per la giustizia e la pace. 
  4.  Fondamentale però sarà lo spirito dell'andare al largo confidando solo su Cristo, fondamentale la fedeltà alla Chiesa, strumento della gloria di Dio e l'obbedienza al Papa quale sua parte essenziale, fondamentale ricercare e  curare il dono particolare che ognuno ha e rende capaci di testimoniare Cristo che vive e opera attraverso di noi. 
Questo è anche quanto p. Romano Bottegal, con il suo esempio, suggerisce all'uomo di oggi.







lunedì 30 luglio 2012

Attività passate del Gruppo padre Romano - 1



I pellegrinaggi a piedi



PELLEGRINAGGIO 
AL SANTUARIO DELLA MADONNA DI PINE’




Dal 1996  -  ad ogni inizio di settembre.

 Mia nonna, 16 figli tirati su facendo la cromera ( venditrice ambulante ) in giro per il mondo, ogni anno trovava il tempo per fare il suo pellegrinaggio a piedi al santuario della Madonna di Pinè. 
Mia madre racconta spesso come una volta fosse andata con sulle spalle un nipote nato con qualche problema, forse nella segreta speranza di una grazia come quella straordinaria a cui aveva assistito all’età di dodici anni e che poi, piangendo, raccontava in occasione di ogni pellegrinaggio. 
Questo e molto altro cuoceva nel mio animo, così nel 1996 finalmente maturò, assieme ad altri nelle mie stesse condizioni di spirito, l’idea di un “ritorno” in quel luogo reso santo oltre che dalle apparizioni della Madonna, anche da oltre due secoli di pellegrinaggi, interrotti solo dal turbine del benessere e del consumismo. 
La partenza è stata fissata per il mattino del secondo sabato del mese di settembre. 
Così si esprimeva una delle donne che audacemente si era aggregate all’impresa: “ Pensi a tua madre e a sua madre prima di lei e ai loro passi che diventano i tuoi. Allora ti vengono in mente mille cose per cui ringraziare e ti senti fortunata, perché sai che la meta è quella giusta.” 
I primi tempi si sentiva così forte la sacralità di quella meta che alcuni salivano l’ultima rampa a piedi scalzi. 
Le motivazioni poi sono rimaste sempre quelle proposte in occasione del primo “ritorno” : “un pellegrinaggio, un camminare assieme nella preghiera, alla presenza del Creatore, nello spirito dei nostri padri ed assieme ai milioni di pellegrini che hanno caratterizzato la storia della Chiesa e di tutte le grandi religioni”.
Il percorso è quello dell’antica strada romana Claudia Augusta Altinate: da Lamon per San Donato, i Coronini e l’altipiano del Tesino dove si attraversano i paesi di Castello e Pieve Tesino. 
Subito dopo l’abitato di Bieno, per non scendere nella troppo trafficata Val Sugana, si abbandona la strada dei nostri progenitori e, procedendo a mezza costa per strade e sentieri, si arriva al “Cristo d’oro”, poi alla Cascata della Brentana e quindi in Val Calamento. 
Qui si pernotta in una casa che la parrocchia di Telve ci concede ogni anno. 
Il giorno dopo si sale lungo la valle del torrente Maso e, superati i 2.070 metri di Passo Palù del Fersina, si scende lungo la valle dei Mocheni fino a Viarago e, da li,  al Santuario. 
E’ scaturito così un percorso magnifico sotto tutti i punti di vista, un percorso che si fa amare ogni anno di più: con i suoi circa 70 chilometri di lunghezza, 2750 metri in salita e 2400 di dislivello in discesa è anche molto duro, tanto da non poter trovare paragoni tra i tanti frequentati in questi anni.            
Sono due giorni di cammino, ma anche di preghiera, di amicizia, di dialogo, di contatto con la natura e di ammirazione del paesaggio. Un tempo donato allo spirito, a Dio. 
Il pellegrinaggio si conclude con la Santa Messa celebrata sul piazzale della Comparsa, adiacente al Santuario, la domenica pomeriggio. 
Ad animare la giornata, oltre ai camminatori, arrivano molti altri pellegrini lamonesi, alcuni in bicicletta altri in macchina. 
Il sedicesimo pellegrinaggio, ancora fresco nella nostra memoria, pur senza l’entusiasmo dato dalla novità dei primi tempi, ha donato ancora a tutti una grande gioia. 
Le nuove fondamenta di una formidabile esperienza umana e spirituale sembrano ormai idonee a resistere alle sollecitazioni dei prossimi decenni. 


                                                                                                                                          Giacomin Enzo




 I pellegrini durante la marcia verso il Santuario


Il gruppo di pellegrini davanti al luogo della Comparsa,
sul piazzale antistante il Santuario.
Ci sono anche pellegrini arrivati in auto;
70 chilometri a piedi non sono per tutti.











Attività futura del gruppo 1




Ognuno di noi, come singolo e come gruppo, vorrebbe quasi essere  una
strada 
(cfr. WOLE SOYINKA : "SIATE LA STRADA. RESPIRATE COME LA
STRADA, SIATE PER FINO COME LA STESSA STRADA")

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Ebbene, la sfida che ci proponiamo per il futuro si chiama YABBOULEH.
Essa ci impegnerà spiritualmente, umanamente e come pellegrini per i
prossimi anni.
Per ora però, ci limitiamo a maturare i contenuti che riportiamo in una lettera
(cfr. sotto) che invieremo alla diocesi di Baalbeck, sia per riprendere i contatti
sia per capire la situazione attuale e se noi possiamo prestarvi qualche aiuto.

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Archeveche Grec – catholique 
de Baalbeck 
Liban

per conoscenza: Congrégation de N. D. du bon service Jabbouleh   Liban


Sono passati alcuni anni dalla nostra visita in Libano, alla Diocesi di
Baalbeck, a Jabbouleh. Abbiamo ancora nel cuore il ricordo vivo della
vostra ospitalità, di quella consacrazione sacerdotale nella cattedrale, poi
della tomba di p. Romano, dell'incontro con sacerdoti e persone che erano
state parte della vita dell’anacoreta. Quindi a Jabbouleh, ci rammentiamo
con piacere della casa delle sorelle de la Congrégation de N. D. du bon
service, della loro serena e spontanea ospitalità, della terra e dell'eremo di p.
Romano.
Tale esperienza è rimasta tanto cara quanto lontana, così come inafferrabile
rimane la vita di padre Romano, scandalo e follia alla maniera della croce
di Cristo. Una vita però sempre da ripercorrere, perché ci illumina e ci aiuta
a quella conversione fondamentale per dare senso alla nostra esistenza ed
entrare nel vivo dei problemi del mondo, dove si attendono uomini di Dio
capaci di portarvi pace e amore, la benedizione divina.
Grazie all'aiuto delle monache cistercensi dell'eremo di P. Romano (a
Montelovesco, in Umbria), siamo riusciti a crescere e a formarci come
Gruppo che si confronta con la vita di padre Romano. All'eremo di
Montelovesco, a 500 km da noi, andiamo due volte all'anno per dare
profondità alla nostra vita spirituale, per visitare i luoghi di san Francesco,
e per offrire anche il nostro apporto per una buona manutenzione delle
strutture dell'eremo.
Da un po' di tempo però, il nostro orizzonte vorrebbe allargarsi ulteriormente.
Sembra quasi che padre Romano ci inviti a guardare alla traccia incisa
dalla sua vita. Ci viene quindi da pensare che anche il fabbricato realizzato
a Jabbouleh, presso il suo eremo, potrebbe avere bisogno di lavori. Non
abbiamo notizie circa lo stato e l’utilizzo della struttura, ma, se necessario,
per un po' di tempo, potremmo dare non solo una mano materiale, ma anche
per la stessa gestione.
Avendo partecipato agli incontri di Assisi tra le grandi religioni della terra,
riteniamo che questo clima di dialogo e preghiera in comune debba essere
portato ovunque, soprattutto nei luoghi più critici per i conflitti e per le guerre
civili. Per dirla tutta, ci sembra che padre Romano ci stia chiedendo di
continuare il suo umile impegno per la pace in Medio Oriente.
Sicuramente la realtà drammatica della guerra civile nella vicina Siria,
dei profughi e delle varie situazioni, costituisce per ognuno un appello a
intraprendere strade che possono rivelarsi utili e significative per la pace, per
la fratellanza e per un ordine più umano.
Pensiamo che, portando lo spirito di Assisi a Jabbouleh, si potrà essere utili a
quelle forze già presenti che cercano di costruire la pace. E' un sogno che va
al di là delle nostre povere forze e possibilità, ma è in ogni caso un cammino
fatto con quella fede che conta sull'onnipotenza di Dio, di quel Dio che non
abbandona ma sostiene chi si impegna per la giustizia e la pace.
E’ un orientamento a cui guardiamo lasciando che sia il Signore a suggerire i
passi e a donare le relative opportunità.
Questi sono i nostri progetti, ma di più ci interessano le vostre eventuale
proposte ed avere comunque un dialogo che ci aiuterà comunque a crescere
nella fede e nella responsabilità verso tutti: ad approfondire sempre più il
valore del messaggio di pace e amore lasciatoci da p. Romano.
In attesa di una vostra comunicazione

il gruppo p. Romano vi abbraccia.


Gruppo p. Romano Bottegal
c/o Giacomin Enzo 
via A. Slongo, 9 
32033 Lamon Belluno



Per chi vuole ancora mettersi in gioco, ne possiamo parlare per i prossimi tre mesi, 
poi si ragionerà e si deciderà comunque assieme. 

Il coordinatore  Gion





mercoledì 25 luglio 2012

Bibliografia





Bibliografia 

riguardante padre Romano Bottegal


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L’eremita missionarioRomano Bottegal – dalla trappa di Roma alle pietre del Libano, diMaria Cecilia Zaffi, ed. San Paolo 2004, pp341.





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Testimone nello spirito – padre Romano Bottegal, di M.C. Deogratias, ed. EMI 1996, pp.670.



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L'eremita del Libano - P.Romano Bottegal 1921 - 1978, di Bortolo Mastel. Ed. Carroccio, 1987.




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Padre Romano Bottegal – l’eremita missionario, di Maria Augusta Tescari, ed. Velar – elledici, 2011, pp.47.



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OLEM  Rac, Vita in Dio nella gioia. P. Romano Bottegal - Monaco 1921-1978, Libreria Editrice Vaticana 1980.







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Luci di speranza. Testimoni dell'avventura della fede

             ( di Mariangela Mammi )

….       Romano Bottegal è diciottenne quando entra nel seminario di Belluno, dove è vicerettore il futuro Giovanni Paolo I. Divenuto monaco trappista a Roma, vivrà come eremita in Medio Oriente, soprattutto nel Libano degli anni della guerra civile, dove muore. 
        
         Dall’indice:

Padre Romano Bottegal. Monaco missionario, 25
Dall'Italia al Medio Oriente, 27
La situazione del Libano, 29
Il monaco missionario: con Gesù per il mondo, 30
Testimoniare la gioia, 33
La bellezza della croce, 35
La ricerca della volontà divina e la fede nell'Amore-Gioia, 37
Presenza tra i non cristiani, 39
L'eremita nel nuovo Codice di diritto canonico, 41
L'attualità del suo messaggio, 42
Bibliografia essenziale, 46




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Pubblicato su:

Testimoni

Testimoni Cistercensi del nostro tempo

Vitorchiano
 Euro 7,00



Formato: cm 12 X 12,5, spessore cofanetto 2,5 cm
Didascalia: Testimoni Cistercensi del nostro tempo
Ogni libretto presenta la storia dei seguenti testimoni della fede:
  • i martiri dei monasteri di Viaceli e Algemesí, in Spagna;
  • i 7 martiri del monastero di Tibhirine, in Algeria;
  • la tragica storia della Famiglia Löb, di origine ebraica, sterminata durante la seconda guerra mondiale;
  • i martiri dei monasteri di Nostra Signora della Consolazione e di Nostra Signora della Gioia in Cina;
  • il beato Cyprian Tansi, stimato sacerdote nigeriano, entrato poi in monastero a Mount Saint Bernard, in Inghilterra;
  • san Rafael Arnáiz Barón, giovane monaco di San Isidro de Dueñas, Spagna, canonizzato l’11 ottobre 2009;
  • la beata Maria Gabriella Sagheddu, giovane monaca del monastero di Grottaferrata (ora Vitorchiano), che ha offerto la sua vita per l’unità dei cristiani,
  • il beato Joseph Cassant, giovane monaco di Sainte-Marie du Desert, Francia,
  • padre Romano Bottegal, monaco dell’Abbazia delle Tre Fontane (Roma), poi eremita in Libano e Israele.

Libretti illustrati; pag 30 ogni libretto.




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Attività passate del Gruppo padre Romano






I pellegrinaggi a piedi:

  •   a Pinè ( Trento )  -  ogni anno 
  •   a Roma  -  nel 2000 
  •   alla basilica dei SS. Vittore e Corona - Feltre ( BL )
  •    ad Aquileia  -  nel 2012
 
 

  • Viaggio in Libano all'eremo di padre Romano



  • Visite e collaborazione con l'eremo padre Romano Bottegal " S. Maria nel Silenzio "a Montelovesco - Gubbio - Perugia



  • Lavori di manutenzione - sistemazione della canonica di S. Donato e realizzazione della sede del Gruppo.









attività in corso del Gruppo " Amici di padre Romano "





Domenica 29 luglio 2012
a S.Donato di Lamon ( Belluno )


Incontro comunitario


Programma


ore 9.oo  S.Messa
ore 10.00  pausa caffè
       segue presentazione  e tavola rotonda sul tema: 


       padre Romano, la croce di Cristo e noi.

I contenuti emersi saranno presentati al Vescovo di Belluno - Feltre in occasione della sua visita a S.Donato.
ore 12.00 pranzo



                                                ........................................................

MARTEDI 7 AGOSTO 2012

VISITA DEL VESCOVO 
ALLA PARROCCHIA 
DI SAN DONATO DI LAMON


Non abbiamo richieste da rivolgere al Vescovo di Belluno Feltre, vorremmo solo riflettere e sentire il suo parere sulle tematiche espresse e che sono in corso di elaboeazione, per sentirci in cammino assieme.

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Ecco il testo sul quale stiamo riflettendo e che intendiamo condividere con il Vescovo.
Sarà particolarmente gradita ogni collaborazione, idea , e apporto che aiuti a maturare ulteriormente.


Il nostro sensus fidei ci porta a considerare che la Provvidenza, con la sua
Grazia sovrabbondante, abbia voluto porre all'attenzione del mondo delle
figure sante eccezionali collegate fra di loro, e che nella loro connessione
moltiplicano per così dire lo splendore della santità, confessando con
potenza il Dio Tre volte Santo. Presentarle in maniera separata ci
sembrerebbe dunque un impoverimento del bene che possono arrecare al
mondo. Ci riferiamo a Papa Luciani e a padre Romano Bottegal.
Già don Albino Luciani aveva sentito e amato l'odore di santità che vi era in
padre Romano. Ma forse va ricordato anche padre Felice Cappello (che tanto
amavo e tanto mi amava, scrive padre Romano).
Difficile non riconoscere che padre Romano abbia vissuto in pieno la santità,
in un eroismo eccezionale, e perciò sarebbe molto bello vederlo sull'altare
assieme a Papa Luciani, e comunque non separare il loro messaggio
di altissimo vissuto teologale. Diversamente, ci sembra, oltre che alla
Provvidenza, si farebbe torto allo stesso Giovanni Paolo I.
Vi è un aspetto importante su cui è opportuno riflettere. Mentre Giovanni
Paolo I potrebbe essere letto, da molti, come grande uomo di successo,
primo della classe, pieno di virtù, di pensiero, di sorriso, di semplicità, ecc.,
padre Romano è in tutto e per tutto, l'evidenza di un auto annientamento
incondizionato, fino alla morte, nella gioia alla sequela di Cristo. Conservata
l'innocenza battesimale, agnello senza macchia, vegliò a lungo con il Signore
Gesù nel Getsemani e si è consegnato (in senso biblico) con una fedeltà
impressionante ad una morte “miserabile”. Scandalo e follia alla maniera di
Cristo.
Si direbbe davvero che la santità di Papa Luciani e di padre Romano sia stata
voluta dalla Provvidenza, che li ha affiancati con quella sapienza che viene
dall’alto, incastonandoli in un unico affresco –nel quale sono rispettivamente
la sorgente e il mare-, e che li ha ricongiunti in paradiso nel medesimo anno
1978.
Oggi sembra che ci si tenga al di qua della follia della Croce, che si tenda
quasi ad ignorarne e a rifiutarne lo scandalo.
In quest’ottica, si accetta più volentieri la santità di Giovanni Paolo I, mentre
si ha più difficoltà con quella di padre Romano.
Non sarebbe però fedele alla sua missione un cristianesimo che non ponesse
al centro, con coraggio e determinazione, lo scandalo e la follia della croce,
“punto nodale, che sfida ogni filosofia” e che provoca la ragione umana
sempre inclinata alla deriva razionalista, relativista, nichilista.
Padre Romano, martire fedele alla croce perché fedele all’Amore, è
testimone supremo della fede che è necessario mostrare all'uomo di oggi,
perché il suo è il cammino di chi si fa servo, debolezza totale, di chi si svuota
completamente per aprirsi all'onnipotenza divina. Il suo ideale tanto amato:
soffrire e morire con gioia, con Cristo, per il mondo, non è oscurantismo del
passato, ma esprime tutta la libertà del cristiano, figlio di Dio. Nell’uomo, in
ogni uomo, c’è un insopprimibile desiderio di vita, ma poi ognuno fa i conti
con la sofferenza e con la morte. Queste realtà, accettate, vissute con Dio,
Amore incondizionato, non sono più una sventura, ma possibilità anche
estrema di offerta di sé.
Il Cristianesimo è in crisi in Europa forse perché è stata annacquata proprio
l'idea di Cristo Redentore. Anche in montagna va di moda il “Cristo pensante”
(nel caos delle dispute del mondo) e non il Cristo crocifisso ed orante, Colui
che ama con amore divino e non solo vede tutto il male e l'angoscia del
mondo, ma li sente su di sé. L'immagine lasciataci dal Cristo orante è quella
di un uomo che si rivolge filialmente al Padre e ne accoglie la Volontà anche
quando suda sangue prostrato con la faccia a terra, nel desiderio che i Suoi
discepoli veglino, cioè siano animati dal Suo Spirito di amore, Spirito che ha
lasciato a loro disposizione.
Alla sequela di Cristo, padre Romano ha offerto se stesso, le realtà che ha
attraversato e il mondo intero. E’ così ha anticipato il futuro, quello assoluto.
Senza quella cosciente offerta del presente, non c'è, non ci può essere un
domani. Nella sua rinascita dall'alto, dall'Amore, l’eremita è andato oltre ogni
logica umana e “al di la degli interessi divini, ma temporali”, nella profondità
della scienza e della sapienza della croce, testimoniando che amare alla
maniera di Dio è possibile (cfr. lettera 144). Come Cristo si offrì in olocausto
diventando eucarestia, cioè amore eterno, infinito, incondizionato, divino
appunto, lampada da porre in alto, gioia da donare a tutti, ai poveri, agli
ammalati, ai falliti, ai peccatori (cfr. lettera 147).
Nell'anno della fede che si va profilando, sembra particolarmente necessario
uno sforzo di crescita personale e collettiva in questo senso: nel cammino
di comprensione della croce e di fedeltà alla croce. E in questo una piccola
parte proverà ad averla anche il  

Gruppo Amici di p. Romano B.


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