venerdì 20 luglio 2012

4° periodo


4° PERIODO:   

VITA EREMITICA 
( 1961 - 1978 )

Nel 1961 l’Abbate di Tre Fontane riceve una lettera dall’abate del Monastero di Latroun, del Patriarcato di Gerusalemme : è una richiesta di monaci, disponibili per una fondazione in Libano: Padre Romane vide subito in quella richiesta un segno della Provvidenza per realizzare la sua vocazione monacale ed eremitica nella Terra Santa e in Libano.
Il 5 agosto 1961 parte da Roma per Napoli,   l’8 agosto 1961 parte da Napoli e lascia l’Italia diretto a Latroun in Terra Santa.


Nel 1963 riceve l’indulto per poter celebrare la Messa in Rito Maronita.
Il 22 giugno 1963 è inviato in Libano, per studiare e perfezionarsi meglio nella lingua araba, nella lingua siriaca e nella Liturgia Maronita.



                                             padre romano celebra la  S.Messa 

A settembre ritorna Latroun e il 9 dicembre ritorna in Italia, chiamato dal suo Superiore, nel monastero di Roma. Ripete varie esperienze di vita eremitica in Italia e in Francia.
Il 29 ottobre 1963 ottiene dalla Congregazione dei Religiosi della Santa Sede il permesso di esclaustrazione per dedicarsi alla sua vocazione eremitica: permesso di tre anni. Riparte per il Libano e in novembre viene accolto dal Vescovo Cattolico di Baalbek, Mons, Ioseph Maalouf.
Nel dicembre 1964 vive in una abitazione provvisoria a Jabbouleh.
Nel 1965 compie un ampio pellegrinaggio nella Terra Santa e poi ritorna - in luglio - nel suo eremo di Jabbouleh:
                                padre Romano sorpreso davanti al suo eremo di Jabboulè


                                                    padre Romano con suor Rita
Dal 1965 al 1967 ritorna in Italia altre quattro volte, sempre chiamato dai Superiori. Vi rimane per brevi periodi.
Il 28 luglio 1967 ottiene dalla Santa Sede il permesso di esclaustrazione perpetuo, ad nutum Sanctae Sedis .
Potrà definitivamente dedicarsi alla vita eremitica di preghiera, di contemplazione, di vita in Dio nello Spirito, di sacrificio e di offerta per tutta l’umanità.
Il Padre Abate don Domenico Turco, che lo aveva accolto a Roma nel suo primo ingresso alla Trappa, scrive di lui "Penso che la sua vita di preghiera e di penitenza, più di ogni altra cosa, saranno di giovamento a molti, e il suo esempio sarà un richiamo in questo tempo di tanto edonismo. Penso che egli possa trovare ampia libertà di seguire la via dura e aspra per la quale pare che il Signore lo voglia attirare a sé.”
Dal 1967 al 1978 vive intensamente la sua vita eremitica prevalentemente in Libano, a Baalbek, nella Valle  Bekaa, nel suo eremo di Jabbouleh.
                                           esterno dell'eremo di padre Romano


                                               altare nell'eremo di padre Romano

All’inizio del mese di febbraio 1978 viene ricoverato, contro la sua volontà, prima all’ospedale di Baalbek poi all’Hotel Dieu di Beyrout.
Muore il 19 febbraio 1978, dopo 32 anni di sacerdozio, 18 anni di vita cenobitica e 14 di vita eremitica , a 56 anni e un mese e mezzo della sua vita.
Degli ultimi momenti della sua vita scrive un suo confratello, padre Havenith:  “Soffriva il martirio. Mi ha fatto pensare a Cristo crocifisso, offerto nudo e sofferente agli sguardi di tutti. Finalmente è morto solo, nella sala delle cure dette intensive, dove nessuno può entrare . La sua morte è stata veramente la morte di un crocefisso.”
           
Aveva desiderato finire i suoi giorni nella nudità della sua baracca, dopo aver celebrato e ricevuto l’Eucaristia, lasciando ai fratelli di avvolgerlo in un telo ( al modo monastico) che si era procurato e deporlo nella fossa che si era scavato da tempo : come un chicco di grano posto sulla nuda terra.
Dio disponeva diversamente perché il suo spogliamento fosse più completo, la sua nudità più totale.
Si è scritto, si scriverà ancora molto di questo uomo di Dio che ha desiderato nascondersi in Dio per vivere intensamente la sua vita alla luce e al calore dello Spirito che dà vita, per offrirsi al Padre come Cristo per il bene di tutti.






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