mercoledì 25 luglio 2012

attività in corso del Gruppo " Amici di padre Romano "





Domenica 29 luglio 2012
a S.Donato di Lamon ( Belluno )


Incontro comunitario


Programma


ore 9.oo  S.Messa
ore 10.00  pausa caffè
       segue presentazione  e tavola rotonda sul tema: 


       padre Romano, la croce di Cristo e noi.

I contenuti emersi saranno presentati al Vescovo di Belluno - Feltre in occasione della sua visita a S.Donato.
ore 12.00 pranzo



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MARTEDI 7 AGOSTO 2012

VISITA DEL VESCOVO 
ALLA PARROCCHIA 
DI SAN DONATO DI LAMON


Non abbiamo richieste da rivolgere al Vescovo di Belluno Feltre, vorremmo solo riflettere e sentire il suo parere sulle tematiche espresse e che sono in corso di elaboeazione, per sentirci in cammino assieme.

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Ecco il testo sul quale stiamo riflettendo e che intendiamo condividere con il Vescovo.
Sarà particolarmente gradita ogni collaborazione, idea , e apporto che aiuti a maturare ulteriormente.


Il nostro sensus fidei ci porta a considerare che la Provvidenza, con la sua
Grazia sovrabbondante, abbia voluto porre all'attenzione del mondo delle
figure sante eccezionali collegate fra di loro, e che nella loro connessione
moltiplicano per così dire lo splendore della santità, confessando con
potenza il Dio Tre volte Santo. Presentarle in maniera separata ci
sembrerebbe dunque un impoverimento del bene che possono arrecare al
mondo. Ci riferiamo a Papa Luciani e a padre Romano Bottegal.
Già don Albino Luciani aveva sentito e amato l'odore di santità che vi era in
padre Romano. Ma forse va ricordato anche padre Felice Cappello (che tanto
amavo e tanto mi amava, scrive padre Romano).
Difficile non riconoscere che padre Romano abbia vissuto in pieno la santità,
in un eroismo eccezionale, e perciò sarebbe molto bello vederlo sull'altare
assieme a Papa Luciani, e comunque non separare il loro messaggio
di altissimo vissuto teologale. Diversamente, ci sembra, oltre che alla
Provvidenza, si farebbe torto allo stesso Giovanni Paolo I.
Vi è un aspetto importante su cui è opportuno riflettere. Mentre Giovanni
Paolo I potrebbe essere letto, da molti, come grande uomo di successo,
primo della classe, pieno di virtù, di pensiero, di sorriso, di semplicità, ecc.,
padre Romano è in tutto e per tutto, l'evidenza di un auto annientamento
incondizionato, fino alla morte, nella gioia alla sequela di Cristo. Conservata
l'innocenza battesimale, agnello senza macchia, vegliò a lungo con il Signore
Gesù nel Getsemani e si è consegnato (in senso biblico) con una fedeltà
impressionante ad una morte “miserabile”. Scandalo e follia alla maniera di
Cristo.
Si direbbe davvero che la santità di Papa Luciani e di padre Romano sia stata
voluta dalla Provvidenza, che li ha affiancati con quella sapienza che viene
dall’alto, incastonandoli in un unico affresco –nel quale sono rispettivamente
la sorgente e il mare-, e che li ha ricongiunti in paradiso nel medesimo anno
1978.
Oggi sembra che ci si tenga al di qua della follia della Croce, che si tenda
quasi ad ignorarne e a rifiutarne lo scandalo.
In quest’ottica, si accetta più volentieri la santità di Giovanni Paolo I, mentre
si ha più difficoltà con quella di padre Romano.
Non sarebbe però fedele alla sua missione un cristianesimo che non ponesse
al centro, con coraggio e determinazione, lo scandalo e la follia della croce,
“punto nodale, che sfida ogni filosofia” e che provoca la ragione umana
sempre inclinata alla deriva razionalista, relativista, nichilista.
Padre Romano, martire fedele alla croce perché fedele all’Amore, è
testimone supremo della fede che è necessario mostrare all'uomo di oggi,
perché il suo è il cammino di chi si fa servo, debolezza totale, di chi si svuota
completamente per aprirsi all'onnipotenza divina. Il suo ideale tanto amato:
soffrire e morire con gioia, con Cristo, per il mondo, non è oscurantismo del
passato, ma esprime tutta la libertà del cristiano, figlio di Dio. Nell’uomo, in
ogni uomo, c’è un insopprimibile desiderio di vita, ma poi ognuno fa i conti
con la sofferenza e con la morte. Queste realtà, accettate, vissute con Dio,
Amore incondizionato, non sono più una sventura, ma possibilità anche
estrema di offerta di sé.
Il Cristianesimo è in crisi in Europa forse perché è stata annacquata proprio
l'idea di Cristo Redentore. Anche in montagna va di moda il “Cristo pensante”
(nel caos delle dispute del mondo) e non il Cristo crocifisso ed orante, Colui
che ama con amore divino e non solo vede tutto il male e l'angoscia del
mondo, ma li sente su di sé. L'immagine lasciataci dal Cristo orante è quella
di un uomo che si rivolge filialmente al Padre e ne accoglie la Volontà anche
quando suda sangue prostrato con la faccia a terra, nel desiderio che i Suoi
discepoli veglino, cioè siano animati dal Suo Spirito di amore, Spirito che ha
lasciato a loro disposizione.
Alla sequela di Cristo, padre Romano ha offerto se stesso, le realtà che ha
attraversato e il mondo intero. E’ così ha anticipato il futuro, quello assoluto.
Senza quella cosciente offerta del presente, non c'è, non ci può essere un
domani. Nella sua rinascita dall'alto, dall'Amore, l’eremita è andato oltre ogni
logica umana e “al di la degli interessi divini, ma temporali”, nella profondità
della scienza e della sapienza della croce, testimoniando che amare alla
maniera di Dio è possibile (cfr. lettera 144). Come Cristo si offrì in olocausto
diventando eucarestia, cioè amore eterno, infinito, incondizionato, divino
appunto, lampada da porre in alto, gioia da donare a tutti, ai poveri, agli
ammalati, ai falliti, ai peccatori (cfr. lettera 147).
Nell'anno della fede che si va profilando, sembra particolarmente necessario
uno sforzo di crescita personale e collettiva in questo senso: nel cammino
di comprensione della croce e di fedeltà alla croce. E in questo una piccola
parte proverà ad averla anche il  

Gruppo Amici di p. Romano B.


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