Domenica 29 luglio 2012
a S.Donato di Lamon ( Belluno )
Incontro comunitario
Programma
ore 9.oo S.Messa
ore 10.00 pausa caffè
segue presentazione e tavola rotonda sul tema:
padre Romano, la croce di Cristo e noi.
I contenuti emersi saranno presentati al Vescovo di Belluno - Feltre in occasione della sua visita a S.Donato.
ore 12.00 pranzo
........................................................
MARTEDI 7 AGOSTO 2012
VISITA DEL VESCOVO
ALLA PARROCCHIA
DI SAN DONATO DI LAMON
Non abbiamo richieste da rivolgere al Vescovo di Belluno Feltre, vorremmo solo riflettere e sentire il suo parere sulle tematiche espresse e che sono in corso di elaboeazione, per sentirci in cammino assieme.
..........................................................
Ecco il testo sul quale stiamo riflettendo e che intendiamo condividere con il Vescovo.
Sarà particolarmente gradita ogni collaborazione, idea , e apporto che aiuti a maturare ulteriormente.
Il
nostro sensus fidei ci porta a considerare che la Provvidenza, con la
sua
Grazia
sovrabbondante, abbia voluto porre all'attenzione del mondo delle
figure
sante eccezionali collegate fra di loro, e che nella loro connessione
moltiplicano per così dire lo splendore della
santità, confessando con
potenza
il Dio Tre volte Santo. Presentarle in maniera separata ci
sembrerebbe
dunque un impoverimento del bene che possono arrecare al
mondo.
Ci riferiamo a Papa Luciani e a padre Romano Bottegal.
Già don
Albino Luciani aveva sentito e amato l'odore di santità che vi era in
padre
Romano. Ma forse va ricordato anche padre Felice Cappello (che tanto
amavo e tanto mi amava, scrive padre Romano).
Difficile
non riconoscere che padre Romano abbia vissuto in pieno la santità,
in un
eroismo eccezionale, e perciò sarebbe molto bello vederlo sull'altare
assieme
a Papa Luciani, e comunque non separare il loro messaggio
di
altissimo vissuto teologale. Diversamente, ci sembra, oltre che alla
Provvidenza,
si farebbe torto allo stesso Giovanni Paolo I.
Vi è un
aspetto importante su cui è opportuno riflettere. Mentre Giovanni
Paolo I
potrebbe essere letto, da molti, come grande uomo di successo,
primo
della classe, pieno di virtù, di pensiero, di sorriso, di semplicità, ecc.,
padre
Romano è in tutto e per tutto, l'evidenza di un auto annientamento
incondizionato,
fino alla morte, nella gioia alla sequela di Cristo. Conservata
l'innocenza
battesimale, agnello senza macchia, vegliò a lungo con il Signore
Gesù nel
Getsemani e si è consegnato (in
senso biblico) con una fedeltà
impressionante
ad una morte “miserabile”. Scandalo e follia alla maniera di
Cristo.
Si
direbbe davvero che la santità di Papa Luciani e di padre Romano sia stata
voluta
dalla Provvidenza, che li ha affiancati con quella sapienza che viene
dall’alto,
incastonandoli in un unico affresco –nel quale sono rispettivamente
la
sorgente e il mare-, e che li ha ricongiunti in paradiso nel medesimo anno
1978.
Oggi
sembra che ci si tenga al di qua della follia della
Croce, che si tenda
quasi ad
ignorarne e a rifiutarne lo scandalo.
In
quest’ottica, si accetta più volentieri la santità di Giovanni Paolo I, mentre
si ha
più difficoltà con quella di padre Romano.
Non
sarebbe però fedele alla sua missione un cristianesimo che non ponesse
al
centro, con coraggio e determinazione, lo scandalo e la follia della croce,
“punto
nodale, che sfida ogni filosofia” e che provoca la ragione umana
sempre
inclinata alla deriva razionalista, relativista, nichilista.
Padre
Romano, martire fedele alla croce perché fedele all’Amore, è
testimone
supremo della fede che è necessario mostrare all'uomo di oggi,
perché
il suo è il cammino di chi si fa servo, debolezza totale, di chi si svuota
completamente
per aprirsi all'onnipotenza divina. Il suo ideale tanto
amato:
soffrire e morire con gioia, con Cristo, per il mondo, non è
oscurantismo del
passato,
ma esprime tutta la libertà del cristiano, figlio di Dio. Nell’uomo, in
ogni
uomo, c’è un insopprimibile desiderio di vita, ma poi ognuno fa i conti
con la
sofferenza e con la morte. Queste realtà, accettate, vissute con Dio,
Amore
incondizionato, non sono più una sventura, ma possibilità anche
estrema
di offerta di sé.
Il
Cristianesimo è in crisi in Europa forse perché è stata annacquata proprio
l'idea
di Cristo Redentore. Anche in montagna va di moda il “Cristo pensante”
(nel
caos delle dispute del mondo) e non il Cristo crocifisso ed orante, Colui
che ama
con amore divino e non solo vede tutto il male e l'angoscia del
mondo,
ma li sente su di sé. L'immagine lasciataci dal Cristo orante è quella
di un
uomo che si rivolge filialmente al Padre e ne accoglie la Volontà anche
quando
suda sangue prostrato con la faccia a terra, nel desiderio che i Suoi
discepoli
veglino, cioè siano animati dal Suo Spirito di amore, Spirito che ha
lasciato
a loro disposizione.
Alla
sequela di Cristo, padre Romano ha offerto se stesso, le realtà che ha
attraversato
e il mondo intero. E’ così ha anticipato il futuro, quello assoluto.
Senza
quella cosciente offerta del presente, non c'è, non ci può essere un
domani.
Nella sua rinascita dall'alto, dall'Amore, l’eremita è andato oltre ogni
logica
umana e “al di la degli interessi divini, ma temporali”, nella profondità
della
scienza e della sapienza della croce, testimoniando che amare alla
maniera di Dio è possibile (cfr. lettera 144).
Come Cristo si offrì in olocausto
diventando
eucarestia, cioè amore eterno, infinito, incondizionato, divino
appunto,
lampada da porre in alto, gioia da donare a tutti, ai poveri, agli
ammalati,
ai falliti, ai peccatori (cfr. lettera 147).
Nell'anno
della fede che si va profilando, sembra particolarmente necessario
uno
sforzo di crescita personale e collettiva in questo senso: nel cammino
di
comprensione della croce e di fedeltà alla croce. E in questo una piccola
parte
proverà ad averla anche il
Gruppo Amici di p. Romano B.
-------------------------------------------------------------------------
Nessun commento:
Posta un commento